ARTURO  DI SABATO

LUCERA – Il Parroco di San Paolo Apostolo del Parco verde di Caivano (NA) alla Parrocchia di San Pio Decimo a Lucera il 2 marzo 2024.

All’intervista con cordialità e fermezza il sacerdote anticamorra ha ribadito: “Noi siamo dove il Signore ci manda e dobbiamo calarci nella realtà dove ci manda. Dobbiamo calarci nella realtà di queste persone, se queste persone vengono maltrattate, umiliate, se a queste persone e vengono negati i propri diritti”.

Don Maurizio, quale testimonianza si sente di dare ai fedeli di questa parrocchia questa sera?

La nostra testimonianza di credenti prima e poi di preti dopo è la testimonianza di un figlio di Dio, abbiamo sperimentato l’amore del Signore e non possiamo assolutamente tacere. Sappiamo che ogni uomo è un nostro fratello e ogni uomo è un figlio amato dal Signore e dobbiamo calarci nella realtà di queste persone; se queste persone vengono maltrattate, umiliate, se a queste persone e vengono negati i propri diritti. Ho scritto il mio ultimo articolo su Avvenire: ma lo Stato come fa a pretendere i doveri dai cittadini a cui non dà i propri diritti?  Non li può pretendere. Ci guardiamo intorno, perché questo è un popolo che ci è stato affidato e di cosa ha bisogno? Noi siamo dove il Signore ci manda e dobbiamo calarci nella realtà dove ci manda.

Lei ormai vive sotto protezione dopo aver ricevuto tante minacce, tra le quali la bomba esplosa dinanzi la porta della chiesa. Molte volte ha citato don Peppino Diana. Che coraggio le dà don Peppino che ha scritto: ”Per amore del mio popolo non tacerò?”

Guarda, io sono stato uno dei primi ad arrivare per primo quel giorno trent’anni fa il 19 marzo del 1994 e quando sono entrato ero convinto che avessero già tolto il corpo di Peppino e invece era ancora là. Per cui quell’immagine mi si è scolpita nel cuore, nella mente, nell’animo e non se ne è andata mai più. Quest’anno il 19 di questo mese sono trent’anni da quel giorno, ho già preparato alcuni articoli per Avvenire e Famiglia Cristiana. Peppino ha aperto una strada, io penso che il problema della camorra del clan dei casalesi là dove siamo noi; Peppino è uno spartiacque tra il prima e il dopo e come ho scritto, adesso il testimone passa a noi. Però una domanda me la sono fatta, sempre me la sono fatta e me la faccio ancora, anche quando ho visto Peppino a terra riverso nel suo sangue, quando sono stato a pregare sulla tomba di Padre Pino Puglisi a Palermo: “perché a loro si e a noi no”? Una domanda che magari ci scuote un po’. Forse dobbiamo essere tutti quanti insieme, ora i preti calabresi hanno ricevuto delle minacce così come un vescovo che ha ricevuto proiettili in curia. Se stiamo tutti quanti insieme ancora una volta ha ragione Gesù (nel cap 17 di Gv) che prega il Padre per noi di essere una cosa sola come Lui e il Padre. Dunque  se siamo uniti ci ammazzano tutti oppure rinunceranno ad ammazzarci?

Lei prima ha accennato allo stato che deve essere presente. Dopo la terribile vicenda delle cuginette a Caivano lei ha invitato anche la Premier Meloni. Posso chiedere se davvero è presente lo stato e come  sta reagendo?

Lo stato è arrivato, il governo quasi al completo è venuto a Caivano,quasi la maggior parte dei ministri. Qualcosa sta succedendo, però è ancora poco perché questo quartiere per 35 anni è stato abbandonato dallo stato. Anche il Presidente della regione campana Vincenzo De Luca, disse che qualche mese fa che a Caivano lo Stato non c’è e se lo dice un Presidente della Regione non è poca cosa.

Quando Giorgia Meloni è venuta il 31 di agosto dell’anno scorso in Parrocchia, disse che questa è una zona

franca per molti anni e le zone franche in Italia non devono esserci . Lo diceva la Premier non un prete che conta niente; e allora dico che se per trentacinque anni lo Stato è stato latitante non può pretendere che arrivi con la mannaia e 240 famiglie finiscono in mezzo alla strada o li mandiamo sotto i ponti. Ci vuole discernimento, una virtù tanto cara alla chiesa per capire famiglia per famiglia come stanno le cose e cercare di estirpare alla camorra, ma non di estirpare insieme alla zizzania ma anche il grano buono perché se 240 famiglie devono andare fuori significa allora mandarle nelle mani della camorra.

Dopo tante vicende oscure, le minacce di cui parlavamo ha ricevuto nel 2022 la telefonata di Papa Francesco. Possiamo definirla un bel conforto oltre che sostegno?

Si una bella sorpresa. Ma è stato più bello perché con don Antonio Coluccia (anche lui vive sotto scorta a Tor Bella Monica) siamo stati ricevuti una mattina dal Papa, eravamo soli. Aveva poco tempo a causa dei suoi impegni però ci ha dedicato un po’ del suo tempo. Ha fatto una domanda alla quale non ho avuto il coraggio di rispondere e ha risposto don Antonio:«Voi combattete la mafia?» Poi ho risposto:«Noi annunciamo il Vangelo». E lui:«Bravi, coraggio, continuate!». Queste tre parole per noi sono uno stimolo ad andare avanti.