Il Parroco del Carmine: «Ho affidato il mio cammino di Parroco alla Vergine Maria e a San Matteo titolare della Parrocchia chiedendo uno sguardo attendo e un cuore disponibile».
Arturo Di Sabato
Don Antonio, la Parrocchia di San Matteo Apostolo ed Evangelista celebra la festa della Beata Vergine del Monte Carmelo, comunemente detta del Carmine. Qual è il tuo stato d’animo da quando sei parroco?
Mi sento colmo di gratitudine e molto coinvolto. Vivere la Madonna del Carmine per me è una esperienza colma di emozione, perché nei preparativi ho notato una tradizione molto amata, molto radicata nei parrocchiani e soprattutto nei lucerini.
Questo, mi spinge a sentire uno stato di onorarla, di custodirla e di tramandarla con rispetto e con tutto il cuore. Infatti, ho notato e sto notando, in questo periodo la presenza di tutti e porto dentro di me questo senso di responsabilità che è affiancata da una grande fiducia: vedo che la parrocchia è viva, cammina insieme e poi c’è la Vergine Maria che ci accompagna e ci custodisce. Infatti, questo mio cammino l’ho affidato alla Vergine Maria e a San Matteo titolare della Parrocchia chiedendo uno sguardo attendo e un cuore disponibile.
Don Antonio tu sei stato Parroco della Parrocchia del Santissimo Salvatore di Faeto e poi nominato un mese dopo parroco di Celle di San Vito. Dopo esperienze di Rettore, segretario del Vescovo che continui a svolgere è arrivata la nomina come parroco di questa parrocchia. Come l’hai appresa?
Ho accolto la nomina con grande emozione e senso di responsabilità. Dopo le esperienze di Parroco sia di Faeto che di Celle di San Vito, mi ha sempre portato a non chiudere il mio cuore, anzi a tenerlo sempre aperto per una disponibilità per un nuovo cammino parrocchiale, affidandomi con fiducia alla Provvidenza.
Per me fare il Parroco, è un’esperienza colma di bellezza che mi porta a servire, condividere, a camminare insieme al popolo nella fede del Signore. Poi mi porta a sperimentare, anzi a confermare quello che è stato il mio pensiero, quello di spendersi totalmente nel Signore con semplicità e con amore.




Il programma della festa è ricco. Una novità che ha colpito e attratto tutti sono stati i sette mercoledì in preparazione alla Festa. Puoi spiegarci questa iniziativa?
Ho pensato di dare valore ad un tempo che precedesse sia la novena che la solennità attraverso un percorso graduale – spirituale proprio in preparazione a questo tempo forte della novena e solennità con le celebrazioni dei sette mercoledì della Madonna del Carmine dedicati alle virtù della Vergine Maria, cercando di vivere quella che è la sua spiritualità, ma soprattutto di imitare lo stile, quello dell’ascolto, della fede. In questi mercoledì si è meditato su Maria come donna della prudenza, dell’ascolto, della carità, dell’obbedienza, facendo delle virtù di Maria quei punti fermi, quelle luci, che illuminano il percorso di ogni fedele.
Quello che ha caratterizzato ancor di più questi sette mercoledì è stato un segno: l’accensione ogni mercoledì di una lampada che è il segno della luce e della speranza. Questa lampada posta ai piedi della Vergine Maria, aveva proprio il segno di affidare tutte le persone, quindi i desideri, le speranze le angosce. E’ stata come hai detto – un esperienza nuova che ha sorpreso molto e ogni mercoledì aumentava l’affluenza.
Nel programma liturgico, ha inserito in due giorni diversi, la benedizione e l’imposizione degli scapolari e l’atto di affidamento alla Vergine dei muratori e delle imprese edili. Come mai non nella novena?
La motivazione è identica a quella dei sette mercoledì. Prima della novena vivere alcuni momenti: la benedizione e l’imposizione degli scapolari e l’atto di affidamento dei muratori e delle imprese edili che sono i due segni legati alla Vergine Maria, ho pensati di farli separatamente, perché fanno parte di due realtà che sono molto importanti e hanno una ricchezza propria sia spirituale e anche devozionale. Quindi, ho pensato di dedicare un tempo loro fuori dalla novena per non cadere nell’errore che venissero assorbiti da altro e perdessero la loro centralità.
Tutti sono attratti, dalla statua della Vergine del Carmine. A che anno risale?
È una statua conocchia che risale tra la fine ‘700 e l’ inizio ‘800. Sulle braccia ha un Gesù Bambino che è postumo, è stato realizzato dopo il furto dell’altro bambinello che l’originale non è mai stato ritrovato. Oltre al valore storico, è una statua che ha un valore più grande che è quello spirituale e devozionale. Infatti c’è una grande devozione che passa attraverso queste immagini. A me piace vedere quest’immagine che per secoli ha raccolto le lacrime, le speranze, le sofferenze, il desiderio del popolo che ci ha preceduto e oggi continua a farlo con noi.
Tornando alle iniziative, quella che ha colpito, è stata la Festa di San Luigi Gonzaga.
L’origine di questa festa è nata dal fatto che a me piace dare valore a tutte le immagini che ci sono in chiesa. Ho desiderato fare il triduo, insieme alla festa di San Luigi, proprio perche le immagini che abbiamo non sono decorative, ma sono l’occasione di conoscere la vita di quei Santi e imparare molto da loro. Abbiamo pregato per i giovani, perché San Luigi Gonzaga è il patrono dei giovani.
Don Antonio, nel ringraziarti per la tua disponibilità anche da parte della redazione; qual è il messaggio che vuoi rivolgere ai tuoi parrocchiani e anche a quelli che sono ancora lontani.
Penso che il mio messaggio di Parroco è quello di dire non abbiate paura di affidarvi alla Vergine Maria. La Vergine Maria ci ricorda che è possibile fidarsi del Signore anche quando ci troviamo di fronte a delle situazioni particolari. Non c’è immagine più bella, strumento d’intercessione come Maria. Grazie.