Arturo Di Sabato

Dopo la morte di Papa Francesco, il mondo traviato dopo avergli dato l’ultimo saluto è in attesa del nuovo Pontefice. Le bombe in Ucraina e in Terra Santa continuano a cadere.

Sabato 26 aprile, il mondo ha dato l’ultimo saluto a Papa Francesco, il Papa, degli ultimi, il Papa della Speranza, della Misericordia e della Pace.

Una folla immensa (250.000) in Piazza San Pietro a dare l’ultimo saluto ad un uomo semplice con le scarpe rotte, che ha scelto di essere sepolto ai piedi della Vergine “Salus Populi Romani”, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore a Roma dove si era recato tante volte in preghiera.

Invece, 200.000 persone, con applausi, saluti e fiori, hanno salutato il feretro di Francesco, lungo i 6 km – da San Pietro a Santa Maria Maggiore – collocato su quella papamobile che aveva usato nel suo viaggio in Messico nel 2016.

Sul sagrato della Basilica di Santa Maria Maggiore, c’era posto solo per gli ultimi che lo attendevano con una rosa bianca: ma quel giorno loro erano i primi, come lo sono sempre stati nella vita e nel Pontificato di Francesco: detenuti in permesso, migranti, poveri e transessuali.

Quel momento è stato sicuramente il funerale che Francesco avrebbe voluto come ha affermato la cugina Nella Bergoglio!

Tanta gente continua ad omaggiare quella tomba dove c’è solo il nome: FRANCISCUS e una rosa bianca. Questo è l’esempio che ci ha lasciato, così come quello di continuare a pregare per la pace, perché il mondo possa, anzi Deve riconciliarsi.

Al di là del colloquio (tutto preparato) tra Trump e Zelensky nella Basilica di San Pietro, che invece sembrava una confessione, tutti lo hanno chiamato il primo miracolo di Francesco: ma i rapporti restano ancora tesi.

Intanto Putin ordina alle sue forze di sganciare bombe non solo sui militari ma anche sui civili, così come ordina Netanyahu con i suoi a Gaza ed ora anche in Libano.

Il tycoon, pensa a festeggiare il “successo” dei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca, mentre lo Zar Russo “restituisce” la giornalista ucraina Roshchyna senza organi e senza nome. La guerra in ucraina è giunta al giorno 1.162.

I negoziati sono nell’aria, ma la Russia detta sempre le sue condizioni accennando a tre giorni di tregua dall’8 al 10 maggio aspettando segnali concreti dall’altra parte.

Il piano americano presentato a Mosca due settimane fa per la fine della guerra, cioè la tripartizione dell’Ucraina e la creazione di una zona demilitarizzata nella resta ancora sul piatto:

La prima zona, a ovest del fiume Dnepr comprendente Kiev, Leopoli e Odessa, finirebbe sotto la protezione della “coalizione dei volenterosi” di Stati europei, guidata militarmente da Francia e Gran Bretagna.

La seconda zona, delineata dalla linea del Donbass, comprendente Donetsk, Lugansk, Kherson e Crimea (ma non Zaporizhzhia, che Mosca ha già annesso unilateralmente) finirebbe sotto il controllo diretto russo, sia militare sia amministrativo.

La terza zona, a nord-est del fiume Dnepr, comprendente Kharkiv, Dnipro e Sumy – resterebbe sotto il controllo ucraino. Forse con questo piano l’Ucraina otterrebbe un po’ di indipendenza e gli Usa soprattutto la supremazia e finalmente l’acquisto delle terre rare, in modo di isolare Mosca.

L’Unione Europea è sempre più isolata, soprattutto ora che si inizia a parlare di “Hungrexit”, (un’uscita dell’Ungheria dalla Ue) dopo le minacce di Orbán. L’Ungheria è uscita dalla Cpi (Corte Penale Internazionale), ma Ursula non teme Orbán (presidente di turno della Ue fino a giugno), anche perché sull’invio di soldi a Zelensky e sul riarmo può contare sui 26.

In Oriente, invece, le forze Idf di Israele bombardano anche il Libano e continuamente la Striscia di Gaza che si sente ancora più sola, perché ha perso il suo Padre e Pastore che ogni sera chiamava da Santa Marta e dal Gemelli il Parroco Padre Gabriel Romanelli per sapere l’evolversi della situazione. Un Pastore dolce e premuroso, che conosceva tutti i nomi dei parrocchiani, soprattutto dei bambini.

Il mondo ora attende con trepidazione l’apertura del Conclave prevista per mercoledì 7 maggio alle 16.30 dove i 133 cardinali si ritroveranno nella Cappella Sistina già preparata per eleggere il successore di Pietro.

Il sarto pontificio Raniero Mancinelli, sta già provvedendo alla cucitura della talare bianca per il nuovo Papa, di tre misure diverse e di vari tessuti morbidi o di lana.

Tutti pronti con la lista dei papabili, con le quotazioni di voti, come le scommesse dei cavalli.

Tutti, devono convincersi che sarà lo Spirito Santo ad ispirare il Sacro Collegio nella scelta del nuovo Papa, un Pastore e Padre, con l’augurio che continui a percorrere la strada già indicata e tracciata da FRANCISCUS, quella della povertà, del dialogo, della Misericordia, della Speranza e soprattutto della Pace.

Non si stanchi mai di mettersi in gioco e possa riuscire a giungere in quei paesi dove Francesco ha già teso la mano.