Il tanto atteso accordo di pace dopo 734 giorni di guerra.
Arturo Di Sabato
Dopo 734 giorni di scontri tra Israele e Hamas a causa dell’attentato di quest’ultimo del 7 ottobre di due anni fa al Rave, la guerra ha coinvolto altre nazioni del medioriente. Tanti bambini a Gaza sono morti a causa delle bombe, per fame, così come tanta gente. I sopravissuti, per disperazione avvolgevano i propri morti in lenzuoli o sacchi di plastica. Si è parlato di un massacro o meglio ancora genocidio!
Finalmente, dopo due anni di sostegno economico e militare a Netanyahu, quell’ accordo di pace è arrivato. In Egitto, si è tenuto un vertice tra la delegazione di Hamas e quella Israeliana alla presenza di quella egiziana e americana per favorire il piano di pace dei 20 punti sottoposto alle due parti che hanno accettato.
Il governo Israeliano ha dato nella notte il via libera e ha iniziato il parziale ritiro delle sue truppe da Gaza, favorendo l’ingresso degli aiuti umanitari, anche se qualche scontro continua ancora da una parte e dall’altra. Hamas, comunque lascerà Gaza per l’esilio e successivamente inizierà il processo di riconoscimento di uno Stato Palestinese.
La gente, come era prevedibile è scesa in piazza a festeggiare sia a Gaza che a Tel Aviv, perché finalmente è finita, ora respirano un’altra aria: è finito l’orrore! Tra lunedì e martedì saranno rilasciati tutti gli ostaggi, anche quelli morti e i prigionieri ai quali è stata concessa l’amnistia.
Gli Usa l’Egitto, il Qatar e la Siria e probabilmente gli Emirati Arabi hanno annunciato di inviare una task force congiunta di soldati per monitorare il cessate il fuoco a Gaza. Sicuramente si aggiungerà anche l’Italia che ha dato un “contributo silenzioso” per l’accordo di pace, secondo la dichiarazione della premier Meloni che lunedì sarà in Egitto per la grande cerimonia di firma ufficiale dell’accordo.
Trump che è stato il primo ad annunciare la pace si recherà già domenica in Medioriente per essere accolto trionfalmente, perché tutti sono concordi nel recargli il merito di questo accordo, fino a candidarlo al Premio Nobel per la Pace che invece è stato assegnato a Maria Corina Machado.
“Alla prossima Donald, c’è ancora una guerra in corso,quella che dovevi risolvere in soli due giorni dal tuo insediamento. Ricordi? Parole, parole, parole”. Sono trascorsi nove mesi tra telefonate, dazi, minacce, abbracci, incontri falliti come in Alaska e invio di nuovi missili.
Mentre ci auguriamo felicemente che quest’accordo di pace regga, continuiamo a pregare per l’Ucraina invocando la pace, poiché si fa sempre più vivo il rischio di un’escalation. La regina della Pace, nel suo ultimo messaggio ha raccomandato che questo tempo, è un tempo di preghiera per la pace.
